L’arte di combattere senza combattere (Sandro Cea)

Tutte le estati della mia infanzia fino al termine della adolescenza ho trascorso i due mesi delle mie vacanze scolastiche al mare dai miei nonni, in una cittadina della Calabria, dove in quei periodi ho avuto l’occasione di capire quanto è importante evitare i combattimenti.

Nelle spiagge si formavano delle bande di ragazzi, miei coetanei, che per allargare i loro territori, o chissà perché, facevano scoppiare delle vere e proprie risse, che spesso ne uscivano diversi feriti.

I miei cugini ed io, immancabilmente ci capitavamo dentro, forse perché ce le andavamo a cercare, visto che noi tutti bene o male praticavamo un’arte marziale, ed in quell’epoca il periodo dei “kung fu film”, ci eccitava tutti, e ci esaltava a mettere in pratica le nostre tecniche imparate in palestra, noi da veri incoscienti, in gruppo ci sentivamo molto forti, e ci buttavamo a capofitto in qualsiasi guaio. In quei frangenti realizzavo sempre più, anche se avevo la meglio su qualcuno, ne uscivo sempre “nero”: a casa, mi ritrovavo graffi, morsi, ematomi, una volta anche un dente rotto, perché mi spinsero contro un bidone. Penso, che quelle esperienze mi abbiano lasciato i segni, il mio istinto mi tiene lontano dai guai. Ora quando cerco qualcosa da un’arte marziale, è l’incolumità a 360°, cioè uscire da una situazione, senza neanche un graffio.

Molte arti marziali enunciano nelle loro filosofie, che è meglio evitare il combattimento se si ha la possibilità, ma spesso in palestra si continua a combattere, senza mai soffermarsi ad una spiegazione, o a come riuscire ad eluderlo.

Nella mia pluriennale esperienza nelle arti marziali (36 anni per la precisione), solo nel Wing Chun Kuen ho constatato che c’è uno studio vero e proprio, che approfondisce i concetti e le regole per evitare lo scontro fisico, perché quando si parla di difesa personale, il Wing Chun Kuen intende anche riuscire ad evitare lo scontro. I grandi Maestri dicono che il vero combattente è colui che vince senza combattere.

Quanti di voi ricordano la scena del film di Bruce Lee, I tre dell’operazione drago ”Enter the dragon”?, quando Bruce era sul sampan e si allontanava dalla baia di Hong Kong, e sull’imbarcazione c’era un partecipante al torneo, che volle sfidarlo, e quest’ultimo gli chiese, “qual è il tuo stile?”,e Bruce rispose “ chiamalo l’arte di combattere senza combattere”, e con la scusa che c’era poco spazio, fece salire lo sfidante su di una barchetta, così sarebbero andati a combattere sulla spiaggia di un’isoletta vicina, ma Bruce si assicurò che l’uomo fosse salito, e allungò la fune per tenerlo al largo. Questo è un esempio tipico del Wing Chun, di eludere il combattimento quando non si è costretti, e Bruce Lee ne a dato un esempio, visto che aveva studiato il Wing Chun con Yip Man ad Hong Kong.

(ultimo aggiornamento: 2008)