La struttura del corpo nel Ving Tsun

Di Rene Ritchie

Nel VT a San Ying (struttura del corpo) serve a raggiungere diversi importanti obiettivi. Delinea delle forme geometriche semplici e naturali che possono essere create istintivamente e mantenute con facilità, anche in situazioni di stress come il combattimento (dove meccaniche più complesse possono perdersi). Utilizzando i concetti della linea meridiana, il corpo viene posizionato in modo da bloccare l’accesso diretto, ingolfando l’attaccante prima ancora che cominci la sua azione (ossia, aumentando lo sforzo e il tempo necessari a sferrare un attacco da parte sua). Questo allineamento scheletrico disperde inoltre naturalmente la forza in arrivo, riducendo la necessità di movimenti muscolari (e rendendo quindi le reazioni più veloci e meno faticose). Ciò permette al praticante di lavorare il meno possibile, costringendo al contempo l’avversario a sforzarsi molto.
Posto che il movimento di ciascun individuo ha le sue caratteristiche uniche e particolari, ci sono diversi principi strutturali di tipo generale che possono essere applicati ala gran parte dei movimenti. È importante ricordare che le posizioni sono sempre relative e dipendono dal fisico e dalla struttura di chi le applica.

I punti della posizione del cavallo

Parte inferiore del corpo
La Ha san (parte inferiore del corpo) vien spesso chiamata ma. Sebbene sia spesso tradotta come “posizione”, in realtà ma significa “cavallo”. Questo fa pensare a una natura dinamica piuttosto che statica. Nel VT il cavallo dovrebbe comportarsi in maniera attiva come se fosse fatto di acciaio flessibile, e muoversi come le ruote di un carro. È il collegamento tra la terra (che nelle arti marziali cinesi è la sorgente della forza) e la parte superiore del corpo. Quando c’è il cavallo, il praticante è radicato a terra. Se l’avversario lo spinge o lo tira, sta in realtà spingendo o tirando a terra. In movimento funziona come una ruspa o un cuneo per distruggere, sradicare e respingere un avversario.
Puntate i piedi verso l’interno e afferrate il terreno con le dita. Quando siete in posizione, i piedi rappresentano la connessione fondamentale tra il corpo e il terreno. La natura convergente dei piedi crea una rotazione interna del cavallo e aiuta a mantenere la stabilità. L’azione di afferramento delle dita aiuta il radicamento.

  1. Abbassare la postura e serrare le ginocchia. Abbassare la postura aiuta ad aumentare la stabilità e ad avere un cavallo radicato. Serrare le ginocchia significa ruotarle all’interno e chiuderle a una spanna di distanza. Ciò crea una solida struttura piramidale da utilizzare in allenamento che aiuta la trasmissione della forza dal terreno. Le ginocchia, comunque, vengono avvicinate non tanto tramite una pressione orizzontale, ma piuttosto attraverso l’adduzione prodotta naturalmente dall’affondamento della postura.
  2. Anteroflettere le anche. Le anche vengono flesse verso il basso e in avanti, per collegare la parte superiore e quella inferiore del corpo. È importante per creare un collegamento fra il tronco e il terreno e per trasmettere la forza.
  3. Tirare indentro l’ano. Tirare indentro l’ano aiuta a collegare i punti ren e du mai, completando l’Orbita Microcosmica.

Visione frontale

Parte superiore del corpo
Seung san (parte superiore del corpo) è il collegamento tra i ponti (le braccia) e il cavallo. Dovrebbe affondare ed essere rilassata. Se è tesa, la forza non può scorrere liberamente. Si dice che quando è ferma debba essere neutrale come una gru che sta in piedi. A contatto, anche l’espansione e la contrazione del torace (petto, spazio intercostale ecc.) lavorano per generare e disperdere alcuni tipi di forza.

  1. Raddrizzare la schiena. In generale la schiena viene mantenuta verticale, e non si piega né in avanti né all’indietro. Questa postura neutrale è in linea con il concetto di centro del VT. In applicazione lavora con il resto del tronco, espandendosi e contraendosi quando emette o riceve forza.
  2. Rilassare petto e addome. Lo stomaco e il petto non sono tesi, ma affondano e vengono mantenuti rilassati in modo naturale. Dal momento che, in applicazione, il VT può ridursi a una questione di pochi secondi e pochi centimetri, un corpo rilassato può reagire più velocemente e la postura che affondata può fornire un leggero vantaggio dal punto di vista delle distanze (mantenendo il corpo leggermente più indietro e rendendolo più lontano da raggiungere).
  3. Raddrizzare la testa. Dal momento che la testa ha un certo peso, se pende in avanti o indietro può creare problemi all’equilibrio. Con la testa in linea con la parte superiore e inferiore del corpo, viene mantenuta l’uniformità della struttura permettendo un allineamento ottimale sia da fermi che in movimento.

I ponti
I Kiu sao (braccia a ponte), a volte chiamati semplicemente kiu (ponti) o sao (mani/braccia) vengono definite in questo modo nelle arti marziali cinesi del Sud perché sono gli strumenti utilizzati più comunemente per prendere contatto con l’avversario. Le braccia quindi rappresentano il ponte tra il praticante e il suo bersaglio. Come il tronco, i ponti sono rilassati e adattabili (si muovono, come si dice a volte, come “draghi che nuotano”).

  1. Appendere le spalle. Le spalle devono rimanere rilassate. Se sono tese si creerà un’interruzione nella trasmissione della forza che arriva dal terreno, e il corpo farà affidamento solo sulla forza delle braccia.
  2. Chiudere i gomiti. Nel VT gomiti non si spostano eccessivamente, ma vengono mantenuti chiusi verso la linea meridiana. Questo significa che nella maggior parte dei casi vengono tenuti bassi e vicini al corpo. La posizione precisa è variabile (dipende dalla situazione). Mantenere l’articolazione del gomito diretta verso il basso rende il pugno più difficile da deflettere dall’esterno, da bloccare o da mettere in leva. Mantenere i gomiti all’interno riduce le aree esposte e la possibilità che l’avversario riesca a piazzare un colpo. Inoltre, un gomito troppo aperto chiama in causa i muscoli delle braccia per mantenere la propria struttura. I gomiti chiusi, invece, mettono dietro al pugno tutta la massa del corpo. Questo permette al braccio di rimanere rilassato e di muoversi con grande potenza.
  3. Estendere i gomiti. Quando i ponti avanzano, i gomiti non vengono bloccati contro il torace ma si spostano fino a circa un pugno di distanza di fronte al corpo. Ciò avviene sia per aumentare l’integrità strutturale delle braccia, sia per impedire all’avversario di usare i ponti per manipolare il corpo.
  4. Piegare i gomiti. In genere il gomito dovrebbe formare un angolo ottuso (maggiore di 90°). Con un angolo inferiore il ponte perde l’integrità strutturale e può essere schiacciato da un avversario. L’angolo tuttavia non dovrebbe essere tanto aperto da rendere il braccio quasi steso. Un braccio teso può essere aggirato o superato passando da sotto, e più facilmente bloccato o messo in leva. Anche nei pugni a catena o nei biu sao il braccio si stende solo nell’istante in cui viene emessa la forza, rilassandosi e piegandosi naturalmente un istante dopo.
  5. Centrare i polsi. I polsi tendono a rimanere in posizione lungo la linea meridiana. Come per i gomiti, questa è la strada d’accesso più semplice e diretta verso l’avversario e permette a tutta la struttura del corpo di posizionarsi dietro la mano. Spesso anche le dita si trovano lungo la linea meridiana, puntate con decisione verso l’avversario. Questo serve sia a creare una presenza minacciosa a livello psicologico (come un serpente pronto a colpire) che ad assicurare un corretto dominio della posizione.

Il VT non è fatto di tecniche, ma di concetti. Più che una serie di poetici movimenti, è un’ingegnosa guida ai principi fondamentali delle arti marziali cinesi del Sud. Sono le idee ad essere importanti, perché da esse derivano le varie applicazioni individuali. Più che costringere il praticante a impiegare molto tempo a ripetere un gran numero di schemi prefissati, permette di praticare pochi punti chiave che possono poi essere applicati in un numero virtualmente infinito di modi. Ciò permette di ottimizzare l’allenamento e vuol dire che l’arte non è limitata ai suoi aspetti fisici, ma che può crescere tanto quanto l’intelligenza e la dedizione del praticante le permettono di svilupparsi. La struttura del corpo è una parte semplice ma integrante di questo processo.