“La triangolazione” le tre forze del Ving Tsun

Il Ving Tsun come la maggior parte delle arti marziali cinesi, ha un’influenza taoista. Molti pensano erroneamente che il Tao sia una filosofia basata su un pensiero dualistico, perché spiega la contrapposizione di due forze Yin e Yang.

In realtà lo Yin e lo Yang coesistono in un solo elemento come forza inseparabile, con uno scambio di movimento incessante: il simbolo stesso del tao spiega questo fenomeno, che è rappresentato da due colori complementari, ma indipendenti il bianco e il nero (positivo – negativo ecc.), che è racchiuso in un cerchio (simbolo dell’infinito) che identifica l’universo, ogni colore contiene un po’ dell’altro e i loro confini tendono a fondersi a vicenda, quindi esiste un altro elemento, che è l’insieme (la via di mezzo); se lo Yin e lo Yang (2 elementi separati), li facciamo coesistere, nasce un terzo elemento, che è il più importante, il tao.

Il tre “3″ nella cultura cinese è sempre stato un numero chiave: lo troviamo nel buddismo dove il tre e i suoi multipli hanno un ruolo importante, la vita del Buddha dopo la sua illuminazione n’è d’esempio; seguire la via intermedia tra i due estremi, tra la vita di piacere e dell’eccessivo ascetismo, e meglio una retta vita, (i tre precetti dettati dal Buddha, il retto parlare, il retto agire e il retto modo di sostentarsi). Nell’induismo troviamo il Trimurti, triade divina costituita dalle supreme divinità Brahma, Visnu e Shiva (Creare, conservare, riassorbire l’universo, secondo i cicli evolutivo – involutivo del cosmo). Del resto, anche nel resto del mondo, il tre è considerato numero perfetto: i grandi della storia antica più conosciuti come Euclide, Platone, Aristotele, Pitagora, e molti altri fecero del numero una filosofia e una religione, dove il tre ne facevano da padrone (le tre dimensioni, la geometria del triangolo ecc.). Nella cultura cristiana troviamo ancora oggi la trinità, espressione che indica l’esistenza di tre persone in un unico Dio (Padre Figlio e Spirito Santo) non a caso Dio è rappresentato come un occhio nel triangolo.

Il numero tre lo ritroviamo spesso in molte culture e paesi diversi, si sarebbero potuti fare molti altri esempi, ma quello che interessa ora è la relazione che ha il Ving Tsun con il tre ed il triangolo.

Sembra strano che un’arte marziale, abbia a che fare con il triangolo, eppure il Ving Tsun è soprannominato “metodo scientifico” per la sua attinenza con la geometria e la fisica, perché usa metodologie d’allenamento e principi che sono basati sul numero tre e sul triangolo: se prendiamo d’esempio la posizione di base “Yee Gee Kim Yeung Ma”, notiamo che la sua struttura è proprio un triangolo, la base è costituita dai piedi e il vertice dalla testa, la posizione dei piedi vista dall’alto, forma sempre un triangolo, la base è costituita dalla linea dei talloni, mentre le dita si pongono in direzione verso un vertice ipotetico davanti a noi, così i piedi formano i lati del triangolo. Le ginocchia spingono verso l’interno, e con i piedi formano un altro triangolo. Questo non è un modo capriccioso di porsi per seguire delle regole fine a se stesse, ma si tratta di costruire una posizione che sia stabile con un baricentro basso, che si possa spostare molto velocemente in ogni direzione.  La guardia con le braccia in Man sao e Wu sao vista dall’alto formano un triangolo, per avere un cuneo penetrante per una buona difesa.

Nella teoria del gomito immobile But Doan Jiang, il braccio forma un angolo con il gomito che è tenuto sempre ad una distanza di circa una spanna dal corpo sia nelle tecniche di gomito basso (Man Sao – Tan Sao – Chum Sao – ecc.), che nelle tecniche con il gomito alto (Bong Sao), qui si nota che le braccia vanno a formare sempre un triangolo. Questo modo di agire con in gomito fisso serve per deflettere gli attacchi al di fuori del nostro corpo, con un economia di movimento e minor spreco d’energia.

Negli spostamenti lo studio degli angoli è fondamentale, per avere un’efficacia nelle tecniche bisogna imparare a spostarsi in ogni direzione, ma con degli angoli ben precisi (es: 45° – 90° – 180° ecc.), così chi si difende mantiene una distanza di contatto con l’avversario, da riuscire a colpirlo sempre sul suo centro, e cosa più importante, si evita di essere colpiti.

Il triangolo e il rapporto delle forze:

Nel Ving Tsun si usano tre forze principali per avere uno sfruttamento massimale del corpo, la prima è lo spostamento rettilineo (Seung ma, Toi ma), sia in avanti, che indietro, la seconda, la rotazione ( Jeung Ma) detta comunemente “il Torchio”, il corpo che ruota su l’asse della colonna vertebrale, terzo, le forze “push end pull”, sfruttando il pavimento o la forza di gravità, dove si sviluppa la forza del corpo che si espande o la forza del corpo che si chiude. Queste tre forze si possono usare separatamente o in combinazione tra loro, ma questa è un’altra storia…

Nel Ving Tsun ci sono molti altri riferimento alla geometria: come la teoria della linea retta, vale a dire l’importanza di usare attacchi e difese prevalentemente con traiettorie rettilinee in modo da sfruttare la loro velocità di esecuzione; la teoria dei quattro angoli (o quattro cancelli), che ha una correlazione con la teoria del gomito fisso, è quel rettangolo immaginario in cui le nostre mani non possono oltrepassare, per avere una difesa concentrata sulla linea centrale, e non avere nessuno spreco di movimento e di energie. Questo rettangolo è tracciato con il lato superiore all’altezza delle sopracciglia, la base a livello dei genitali, i lati esterni vengono delimitati con le spalle, il rettangolo viene ulteriormente suddiviso nella linea centrale e nella linea orizzontale che si trova all’altezza dei pettorali.

Concludendo il Ving Tsun tramite dei principi dati dall’esperienza cerca la miglior difesa e il miglior contrattacco, basandosi su leggi geometriche che noi ora possiamo chiamare semplicemente “triangolazione”.

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