Storia

Una nuova ipotesi

Pensare di conoscere la storia precisa di un sistema che è sinonimo di società segrete, e quasi impossibile, perché sono pochissime le prove storiche, che ci possano aiutare. Al contrario le leggende si sono ben sviluppate, per nascondere le vere identità dei suoi creatori, che combattevano l’oppressione di un governo straniero. Quest’ultimo impediva la pratica delle arti marziali per prevenire attentati e rivolte, e perseguitava tutti i potenziali nemici dell’impero Qing, gli ex combattenti dell’esercito imperiale Ming e tutti i fedeli al vecchio impero e i monaci Buddisti del tempio di Shaolin.
Questa situazione creò non poca confusione intorno alla verità dei fatti, e perdurò fino all’inizio del ventesimo secolo, favorendo il fiorire e diffondersi delle leggende.
Fortunatamente negli ultimi anni si è fatta un po’ di chiarezza storica grazie al lavoro di molti appassionati, che hanno svolto ricerche all’interno di linee genealogiche del Ving Tsun meno conosciute, presso gli anziani maestri di questi stili, addentrandosi nello studio di testi storici dell’antica Cina. Nuove scoperte avvalorano la tesi che la monaca Ng Mui non sia mai esistita, se non nelle fiabe popolari, e che un nuovo personaggio abbia il merito di aver sviluppato per primo questo sistema: il monaco di Shaolin e rivoluzionario Ng Cheung, soprannominato “Tan Sao Ng”.
Tutta questa documentazione si può ritrovare in pubblicazioni di Ving Tsun o su Internet, che si sta rivelando il mezzo di comunicazione più semplice ed accessibile; è per questo che il Ving Tsun ora non è più un’arte segreta come molti ci vogliono far credere, in quanto condiviso in una rete che ha ormai un’estensione planetaria.

Tempio Shaolin

Tempio Shaolin

Da Shaolin ad oggi

Premessa: questa non ha la pretesa di essere la versione definitiva dei fatti, un resoconto più accurato sarà possibile all’emergere di nuove prove. Si tratta di ipotesi personali basate sul materiale raccolto in qualche anno di ricerca, esposte col proposito di dare un’idea di come potrebbe essersi sviluppato il Ving Tsun.

Prima fase del Ving Tsun

Si sa per certo che le arti marziali esistevano in Cina prima della costruzione del tempio di Shaolin (Siu Lam), situato a nord, nella provincia di Henan, e che quest’ultimo ha il merito di aver coltivato, selezionato e sviluppato dei metodi preesistenti. Venne costruito nel 495 d.c. e, nell’arco della sua esistenza, venne abbattuto e ricostruito più volte. Il tempio esiste anche oggi, recentemente ricostruito. Ebbe il suo massimo sviluppo tra il 581 e il 907 d.c. e, in quest’epoca d’oro il tempio buddista era talmente grande che aveva circa 5.000 tra sale e alloggi; molte di queste sale erano adibite alla pratica delle arti marziali. Una di queste stanze era chiamata Yong Chun (Weng Chun), “eterna primavera”, ed in essa probabilmente i monaci si allenavano secondo un metodo che era l’antenato del Ving Tsun.
Molte delle dinastie cinesi al governo sostennero il tempio di Shaolin, per rispetto della religione ma soprattutto per l’influenza esercitata dalla religione sugli organi politici.
Durante la dinastia Ming (1368-1644), molti membri della famiglia reale scelsero la vita monastica a Shaolin, per il suo grande seguito popolare e per ottenere l’appoggio degli organi religiosi, necessario per controllare un paese grande come la Cina.
Del resto ovunque nel mondo determinati periodi storici hanno visto religione e politica andare a braccetto, dallo stregone capo villaggio, al Papa-Re, ai crociati, a molti governi islamici attuali.
Nel XVII secolo i Manchù attaccarono la dinastia Ming, approfittando di un periodo di crisi al suo interno, e dopo una lunga guerra conquistarono il trono; le sommosse continuarono a lungo ad opera degli oppositori del governo Qing, i quali riunendosi crearono molte società segrete. La famiglia reale spodestata, come molte famiglie che contavano nel precedente governo, furono perseguitate. Molti generali e soldati, reduci dalle battaglie, si rifugiarono nei vari conventi sparsi per tutta la Cina, ed il tempio di Shaolin divenne un punto di riferimento per le forze ribelli che si adoperavano per ristabilire la famiglia Ming sul trono.
I Qing (1644-1911), la famiglia barbara (Manchù), proveniente dal nord, per mantenere il potere tenevano a freno il popolo intervenendo contro ogni accenno di rivolta con il “pugno di ferro”, massacrando senza pietà i ribelli al minimo sospetto e diffondendo il terrore. Vietarono alla popolazione di portare armi, e bandirono le arti marziali, pena la morte.
In questo periodo il tempio di Shaolin non era ritenuto una minaccia, poiché i Manchù rispettavano la religione, purché essa non interferisse con la politica, ma erano all’oscuro della fedeltà dei monaci di Shaolin verso la dinastia Ming e del fatto che alcuni membri della famiglia reale si erano rifugiati proprio nel monastero.
I guerrieri rifugiati nel tempio si rasavano la testa, si vestivano con abiti buddisti e si allenavano nelle arti marziali, rispettando le regole monastiche, ma nel frattempo, sfruttando questa copertura, controllavano le società segrete, e organizzavano rappresaglie contro i Qing.
Il tempio di Shaolin del nord, in un primo tempo, e quello di Shaolin del sud, nella provincia di Fukien, in seguito, furono fondamentali per lo sviluppo del Ving Tsun; infatti, la famiglia Ming, per riconquistare il trono, aveva bisogno di una nuova forza militare, da addestrare in un tempo non eccessivamente lungo con un sistema molto semplice ed efficace.
I monaci combinarono le loro grandi conoscenze in ambito di fisiologia, biomeccanica del corpo e medicina tradizionale con le arti della lotta, confrontarono diversi sistemi elaborando un metodo che perfezionarono in anni di pratica e di scontri contro le truppe Manchuriane.
Non deve stupire un così assiduo impegno militare nel monastero; in realtà le attività marziali non erano nuove ai monaci di Shaolin, che già in passato avevano più volte sostenuto ed addestrato i soldati del loro imperatore per ricacciare le incursioni degli stranieri. Ed è facile comprendere il sostegno dei monaci alla famiglia che si era sempre presa cura della loro congrega assecondandone le esigenze.

Padri fondatori e società segrete

Anche se si ricercano ancora molte delle figure che hanno contribuito allo sviluppo delle arti marziali, alcuni personaggi che hanno preso parte alle attività rivoluzionarie ed hanno il merito di aver realmente contribuito a creare il fenomeno Ving Tsun, sono state individuate: il primo era un monaco proveniente da Shaolin del nord; appartenente alla famiglia reale Ming, dopo la caduta della sua dinastia, si era rifugiato nel monastero per sfuggire alle persecuzioni ed era diventato monaco. Il suo nome era Chu Ming, ma era più conosciuto con lo pseudonimo di Chu Yuen. Oltre al suo bagaglio marziale, nel tempio imparò diversi stili di lotta, ed usò queste conoscenze, insieme ai suoi capitali, per sostenere le attività anti-Manchù. Per le sue azioni fu uno dei maggiori responsabili della distruzione di entrambi i monasteri di Shaolin da parte dei soldati dell’esercito Qing. Da Jung era lo pseudonimo di un ufficiale dell’esercito Ming, che combatteva con le sue truppe a nord della Cina, e che dopo la caduta del suo imperatore si rifugiò a sud nel tempio di Fukien. Non è noto il suo vero nome e non si sa molto del suo passato. E’ la seconda figura caratteristica collegata allo sviluppo delle attività rivoluzionarie dei monaci. Questo personaggio è molto importante, perché, prima del suo arrivo, il tempio di Shaolin del sud non aveva interesse nelle arti marziali. Fu il suo ampio bagaglio di stili di kung fu a contribuire alla nascita, anche a Fukien, delle nuove società segrete anti-Qing, che si ricollegavano alle società segrete costituite a nord; oltre a fomentare atti rivoluzionari, egli diede il suo contributo allo sviluppo nel tempio delle arti del combattimento.
Secondo la definizione tradizionale delle arti marziali, questa figura viene identificata come Si-Jo (antenato fondatore). Da Jung era collegato ad una delle prime società segrete buddiste, chiamata “Organizzazione Buddista della luna rossa”.
Sempre in questo periodo, Cheug Sing Kung, un ex generale Ming sopravvissuto e fuggito sull’isola di Formosa, costituiva un’altra società rivoluzionaria, la Tien Dei Wui (società del cielo e della terra), che era collegata ad un’altra organizzazione di Shaolin, la Hung Fa Wui (società del fiore rosso), che aveva sede ed operava sul continente. Questa società segreta ebbe un ruolo importante per lo sviluppo del Ving Tsun, perché era stata fondata da Ng Cheung (presunto capostipite del sistema). La Hung Fa Wui raccoglieva molti rivoluzionari per addestrarli e prepararli per la rivolta contro i Qing. Uno dei luoghi di raccolta più importanti era Hung Fa Ting (corte del fiore rosso), una grande base segreta sotterranea in cui i guerrieri si addestravano e discutevano le strategie politiche.
Molte altre società si svilupparono in quest’epoca per i medesimi motivi; i nomi più conosciuti sono: società del Loto Bianco, società Biu Bandana Rossa ecc.
Le famose triadi cinesi (mafia cinese) che oggi conosciamo, sono la naturale conseguenza delle società segrete che nacquero in quell’epoca per ristabilire la dinastia Ming. Oggi il loro significato è però cambiano, ed i loro fini sono diversi.
Nel 1700 circa durante il regno dell’imperatore Hsi K’ang (1662-1723), i manchuriani si interessarono alle avanzate abilità di lotta sviluppate a Shaolin per portarle al loro servizio. Le capacità dei monaci nelle arti marziali erano state provate in diverse occasioni, attirando l’attenzione dell’imperatore che voleva assolutamente controllarne il potenziale.
Tramite alcune spie Qing introdotte nel tempio di Shaolin per imparare le tecniche, vennero scoperte le attività ribelli collegate al monastero, e questo fu causa della sua distruzione: con uno stratagemma alcuni monaci corrotti causarono un’esplosione all’interno del tempio ed i soldati manchuriani appostati all’esterno massacrarono i superstiti che fuggivano. Consapevoli di non aver sterminato tutti i monaci, perseguitarono ogni individuo sospettato di essere collegato alle attività di Shaolin.

La Grande Muraglia Cinese

La Grande Muraglia Cinese

Seconda fase del Ving Tsun

Il governo Qing era interessato ad avere un esercito addestrato al meglio; infatti, la Cina è sempre stato un obiettivo allettante per tutti i paesi circostanti, che spesso tentavano di invaderla per espandere i propri territori. Anche nell’interno dell’enorme paese “di Mezzo”, la situazione politica non era tranquilla, perché spesso i ribelli interferivano con i piani dell’imperatore. Questo clima spiega l’interesse del governo nel carpire i segreti degli Shaolinensi.
Dopo la distruzione del monastero del Nord, molti traditori provenienti dal tempio insegnarono alle truppe Manchù, e questi sistemi vennero svelati alle masse. L’esercito acquistò una qualità superiore, e mise in difficoltà i rivoluzionari, combattendoli con le loro stesse armi.
Per i ribelli non fu mai facile contrastare le armate Qing, che avevano un considerevole vantaggio numerico, per cui basarono tutto sulla strategia e sulla superiorità tecnica; ora però si presentava un’ulteriore difficoltà.
Il Ving Tsun nasce da questa difficoltà: alcune delle società segrete avevano l’impellente necessità di generare un nuovo sistema, da usare per contrastare gli stili classici ormai di dominio comune. Per raggiungere quest’obiettivo, alcuni monaci guerrieri del monastero di Shaolin del sud raccolsero le loro esperienze, analizzarono i principi e le strategie più avanzate, confrontarono tutte le conoscenze di Shaolin, ed estrapolarono il nuovo sistema. E’ chiaro che ciò non accadde in una notte, ma in molti anni. Una volta intuite le caratteristiche che doveva avere il nuovo sistema (cioè essere più efficiente, sicuro e molto veloce da apprendere), codificarono il sistema basandosi sulle esperienze positive verificate sul campo.
Al nuovo stile diedero il nome di una stanza del tempio “Weng Chun Tong, sala dell’eterna primavera”. Weng Chun, si suppone, perché questo nome ha un significato profondo e probabilmente era il luogo di apprendimento e sviluppo di questi grandi maestri che operavano nel monastero di Fukien.
Durante questo periodo, il nuovo sistema Weng Chun veniva insegnato solo agli iniziati delle società segrete all’interno del tempio del sud, ed era proibito divulgarlo all’esterno. Era gelosamente custodito dietro forme esoteriche e riti religiosi che mantenevano una certa esclusività anche all’interno dei clan. Solo i maestri avevano le chiavi per addentrarsi nel sistema e, essendo dei profondi conoscitori della scienza, della medicina e delle arti della guerra, riuscivano molto bene ad insegnare senza spiegare completamente la struttura che fa funzionare il sistema. In questo modo arginarono il rischio che il Weng Chun si sviluppasse anche al di fuori delle sette iniziatiche.

Il sistema esce da Shaolin

Dopo la distruzione dei templi di Shaolin i superstiti si dispersero per tutta la Cina ed oltre ed in breve tempo, anche se tutto avveniva nell’ombra, il loro patrimonio si sviluppò ulteriormente, e si diversificò in tre ambiti distinti: famigliare, artistico e militare. (Usiamo questa semplificazione solo per chiarezza, infatti queste categorie spesso si sovrapponevano).
Il primo ambito di sviluppo, quello famigliare, è il più comune, perché molti maestri sfuggiti alle persecuzioni del governo, cambiata la loro identità, tramandarono la loro esperienza in segreto ai propri figli o a pochi allievi, guardandosi bene dal divulgarla apertamente, e tenendo ben nascosti i propri segreti e le proprie esperienze.
Il secondo ambito di sviluppo, quello artistico, offriva la possibilità di nascondere un’arte marziale dietro i movimenti dei saltimbanchi che popolavano tutta l’Asia. L’opera cinese (funamboli, danzatori, giocolieri, attori, ecc.), trae ispirazione dal bagaglio delle arti marziali, e probabilmente nel periodo Qing molti approfittarono mimetizzandosi in questo ambiente, che giustificava i duri allenamenti di tipo marziale che allora erano proibiti.
Il terzo ambito, lo sviluppo militare, è riferito a quei sistemi che venivano impiegati per addestrare le masse, quindi non singoli ma intere truppe di eserciti, le guardie imperiali, le guardie del corpo dei signori e i ribelli e i mercenari.
Alla distruzione del tempio del sud, cosi come nel caso precedente, il Weng chun trovò la via tra la gente comune, tramite i monaci scampati al massacro: il Gran Maestro Si-Jo Ng Cheung, ed il suo anziano maestro, monaco di ventiduesima generazione Si-Jo Yat Chum Dai.
Dopo la distruzione del Hung Fa Tong (”corte del fiore rosso”, sala attiva di una società segreta) si formarono le nuove società segrete, “la società del fiore rosso” e la “società del cielo della terra”, che aprirono le loro porte alla gente comune avendo a cuore la loro causa. Il loro grido di battaglia divenne: Fan Ching fook Ming, “detronizziamo i Qing e ristabiliamo i Ming”.
In questa situazione, per mantenere segreto il sistema, tutto veniva tramandato oralmente, e tramite formule e riti segreti. Il nome del sistema da Weng Chun divenne Wing Chun (Ving Tsun): “bellissima primavera”; cambiando un carattere si allontanavano i sospetti del collegamento con Shaolin. La leggenda riporta il nome “Yim Wing Chun”, in cui il carattere Yim (che significa segreto o proibire) probabilmente venne aggiunto al nome in un secondo momento, per ricordare la segretezza del sistema, e per non far perdere il vero significato del nome.
Nella leggenda della distruzione del tempio di Fukien si narra che scamparono al disastro cinque monaci (cinque antenati), che fondarono i cinque sistemi principali di Kung Fu del sud, una di essi era la monaca guerriera Ng Mui, che istruì la sua unica allieva Yim Wing Chun, nell’omonimo sistema. Probabilmente Ng Mui non fu mai esistita, infatti in nessun libro c’è prova della sua esistenza, ed essa è una figura leggendaria delle novelle cinesi. Servì forse per mascherare il nome di Ng Cheung, che fu il vero divulgatore del Ving Tsun.

Tempio della Gru Bianca Fukien (aut. Sandro Cea)

Tempio della Gru Bianca Fukien
(aut. Sandro Cea)

Il monaco patriarca

Ng Cheung nacque a Wuh Bak, una provincia della Cina il cui nome significa “lago del nord”, da una famiglia di militari di alto rango, che per generazioni servirono fedelmente la dinastia Ming, e che per questo fu perseguitata e distrutta dai Manchù. Anch’egli perseguitato, dopo aver servito in battaglia come ufficiale delle truppe imperiali, si rifugiò nel monastero di Shaolin del nord, nella provincia di Henan, dove prese i voti di monaco e si dedico all’apprendimento e alla causa dei Ming. Qui affinò il suo bagaglio marziale, fino a quando, diversi anni più tardi, sentì parlare del “Hung Fa Tong”, sede di un’organizzazione che voleva ristabilire la dinastia Ming e che operava nel tempio di Fukien. Questo accadeva intorno alla seconda meta del diciassettesimo secolo.
Per seguire i suoi ideali, lasciò il tempio del nord, e raggiunse il monastero del sud per unire i suoi sforzi a quelli della nuova organizzazione. Arrivato a Fukien si mise sotto la tutela del Gran Maestro monaco guerriero Yat Chum Dai, e venne a contatto con i ribelli che a lui facevano riferimento. È proprio qui che cominciò gli studi sull’arte che poi diventerà il Ving Tsun Kuen “la Box dell’eterna primavera”.
In seguito alla distruzione del tempio del Sud, Tan Sao Ng (pseudonimo di Ng Cheung), portò le sue abilità militari a Fatshan (”montagna di Buddha”), una cittadina nella provincia cantonese nel sud della Cina. Per mantenere vive le attività rivoluzionarie organizzò l’associazione “Hung Fa Wui” (”Fiore Rosso”), e, per nascondere l’organizzazione, fondò una compagnia di opera cinese, Hung Suen (”la Giunca Rossa”).
Essa operava lungo i fiumi del sud della Cina con delle imbarcazioni decorate di rosso e, sotto questa copertura, arruolava i ribelli.
In questa fase il Ving Tsun raggiunse il pieno sviluppo, infatti che tutte le sue linee genealogiche riconoscono la propria discendenza dalla Giunca Rossa.
Dietro l’opera cinese, Ng Cheung poté nascondere la divulgazione del Ving Tsun, operando liberamente in tutto il sud della Cina senza destare sospetti, spostando grandi masse di ribelli e nascondendo persone perseguitate. Il trucco di scena poteva aiutare a nascondere i volti conosciuti ai Manchù, ed i loro allenamenti e prove nascondevano gli addestramenti delle truppe ribelli. In questo clima si affilavano i coltelli del Ving Tsun.
Esistono molte prove a riguardo dell’esistenza di Ng Cheung: in molti libri di storia cinese, molte annotazioni lo descrivono come divulgatore delle arti militari, rispettato per le sue abilità nelle arti marziali. Nella biblioteca di Fatshan, che raccoglie la storia dell’opera cinese, è indicato come il fondatore dell’opera della Giunca Rossa, profondo conoscitore dell’opera cinese e divulgatore delle sue conoscenze artistiche e letterarie, nonché come SI-Jo di arti marziali. Si deduce che il Gran Maestro Ng Cheung non era solo un guerriero, ma anche uomo colto ed un intellettuale. Provenendo da una famiglia di alto rango, la sua istruzione fu approfondita sin da giovane età; poi la scuola militare, il monachesimo, le sue esperienze nelle attività rivoluzionarie ed i suoi maestri, fecero di lui il geniale artefice dello sviluppo scientifico del Ving Tsun.
Delle diverse linee di discendenza del Ving Tsun di oggi molti riconoscono come maestro di prima generazione del sistema Ng Cheung, ed hanno tramandato fino ad oggi, per via orale, questo segreto, per non dimenticare le proprie radici.
Presso la Hung Suen si addestrarono molti di coloro che poi diventarono Gran Maestri, e divulgarono in maniera individuale il Ving Tsun. Ecco alcuni dei nomi importanti per le varie linee genealogiche: Leung Yee-Tai, Wong Wah-Bo, “Fa Jee” Ming, Leung Lan Kwai, “Gao Lo Chung, “Do Ngan” Shun, Lai Fook Shun, Sun Fook Chun, “Dai Fa Min” Kam, Lo Man Gong, “hung Gun” Biu, Dai Dong Fung, e molti altri.

Maestri praticanti della Giunka Rossa (aut. Sandro Cea)

Maestri praticanti della Giunka Rossa
(aut. Sandro Cea)

Terza fase del Ving Tsun

Per un lungo periodo il Ving Tsun venne usato per addestrare le armate ribelli (vedi 1^ e 2^ fase del Ving Tsun), ma ad un certo punto venne divulgato individualmente, cosa e successo? Come mai questo sistema oltre a gli addestramenti militari, si sviluppa anche a livello famigliare?
Tutto ciò è dovuto alla rapida divulgazione delle armi da fuoco in China da parte degli occidentali, anche se la polvere da sparo i cinesi la conoscevano prima degli europei, (forse mille anni prima), furono appunto gli occidentali a sviluppare armi portatili di uso comune per la conquista delle nuove colonie, ne è un esempio nel 1900 “la rivoluzione
dei boxer”, dove migliaia di cinesi ignari del potenziale delle armi da fuoco si fecero massacrare pensando che il loro “Kung Fu” avrebbe potuto proteggerli dalle pallottole.
La presa di coscienza del potenziale delle armi da fuoco, fecero riconsiderare sotto un altro aspetto il kung fu, non più per le guerre, ma per un accrescimento personale.
I maestri di Ving Tsun insegnarono in modo approfondito a pochi allievi ma per molti anni della loro vita, tramandando loro sia l’arte del combattimento, sia lo sviluppo delle potenzialità umane (psico – fisiche) tipiche delle tecniche di Shaolin.
Nel sistema rimanevano le micidiali tecniche sviluppate sul campo di battaglia, che ora venivano utilizzate per la salvaguardia della propria vita, e per approfondire l’aspetto interno, migliorando la loro esistenza.
Nella linea genealogica della nostra scuola (Lotus Kwoon di linea di Yip Man), il Ving Tsun, dalla “Giunca Rossa” dopo Leung Lan Kwai, Wong Wah Bo e Leung Yee Tai esce e si divulga al di fuori delle sette segrete, gli ultimi due Si-Jo insegnarono il loro Ving Tsun ad alcuni allievi in “Fatshan” il più conosciuto per la sua fama di combattente fu Leung Jan, un uomo rispettato da tutti, ed imbattuto nel combattimento, il suo soprannome era (”Mr. Jan”, il re del Kung Fu), era un erborista ed aveva una profonda conoscenza della medicina cinese, proveniva da una famiglia ricca, e la sua cultura era molto ampia, ebbe appunto la possibilità di apprendere il sistema da questi due maestri Leung Yee Tai e Wong Wah Bo, che furono rispettivamente allievi e maestri tra loro: Wong imparò il Ving Tsun da Leung Lan kwai, e Leung Yee Tai, imparo il bastone di “Siu Lam” dal monaco di Shaolin “Gee Sin” che si nascondeva come cuoco sulla “giunca rossa”. Wong e Leung diventarono molto amici e per molti anni si allenarono insieme e si scambiarono le loro conoscenze, insieme adattarono il bastone di Shaolin al bastone lungo che usava Leung Yee Tai per disincagliare le barche e naque il bastone del Ving Tsun denominato “Luk Dim Boon Gwun” (bastone da sei punti e mezzo).
Wong Wah Bo era un attore dell’opera cinese, sulla “Giunca Rossa”, a quell’epoca gli attori impersonavano anche ruoli femminili, (perché al quel tempo per le donne la recitazione era paragonata come la prostituzione), Wong per la sua corporatura minuta si adattava benissimo per il corpo femminile, e quindi si era specializzato in quel ruolo.

Maestro Wong Wah Bo in allenamento con il bastone (aut. Sandro Cea)

Maestro Wong Wah Bo in allenamento con il bastone
(aut. Sandro Cea)

Leung Jan in quel periodo era un robusto giovanotto un po’ irruente, che praticava Kung Fu, sfidò Leung Yee Tai, sottovalutandolo, dopo quel incontro che finì male per Mr.Jan, supplico Yee Tai per diventare suo Maestro, La famiglia di Leung Jan avrebbe pagato qualsiasi cifra per il suo apprendimento con Leung Yee Tai, ma il “Maestro” non voleva accettare nessun allievo viziato figlio di papà, che era servito e riverito come un rammollito, anche se era già famoso per il suo ottimo kung fu, non lo riteneva all’altezza.
Con il tempo si dovette ricredere per la sua tenacia e dedizione si prese cura del suo maestro malato e gli stette vicino nei brutti momenti fino alla sua morte. Infatti Leung Yee Tai accettò Jan come suo ultimo allievo quando si rese conto delle sue qualità, e che non gli rimaneva molto da vivere, ma per essere sicuro di insegnargli tutto il sistema, chiese a Wong Wah Bo di seguire il giovane fino a quando non avrebbe appreso l’intero sistema, e sarebbe stato in grado di continuare da solo.
Leung Jan fu molto famoso per la qualità del suo Ving Tsun e fu anche un grande Maestro, perché i suoi allievi erano tutti dei formidabili combattenti.
Leung Jan insegnò il Ving Tsun ai suoi figli Leung Cheung e Leung Bik, ed a molti altri allievi, “Chan Wah Shun” un cambia valute di “Fatshan” divento suo allievo, era un praticante di kung fu molto dotato, robusto di corporatura, perché si allenava molto intensamente, divento il più famoso allievo di Leung Jan per le sue imprese, fu sfidato da tutti i maestri che incontrava perché volevano acquisire la sua fama, e più spesso si doveva difendere dai banditi per strada o da qualche creditore che voleva risolvere facendogli la pelle, spesso per lavoro viaggiava con i denari, e c’erano spesso occasioni di testare sulla propria pelle la funzionalità del Ving Tsun.
Anche il Maestro “Chan” ebbe una schiera di allievi, ma ben selezionati, si dice che Chan Wah Shun non volesse insegnare il Ving Tsun a persone non meritevoli, ed aveva paura che andasse in mani sbagliate, si faceva pagare malto caro le sue lezioni, testava molto i suoi allievi, prima di insegnarli veramente il sistema.
Fu il caso del suo ultimo allievo, un certo ragazzino di nome “Yip Man”, proveniente da una ricca famiglia, che voleva imparare a tutti i costi il Kung Fu, e che ci mise molti mesi di impegno di lavoro per convincere il maestro “Chan” ad insegnargli.
Tra i pochi discepoli di Chan Wah Shun (in tutto sedici) risulta suo figlio “Chan Yiu Min”, poi alcuni studenti molto dotati Ng Siu Lo, Ng Jung So, Liu Yiu Chai, Lai Hip Chi e Yip Man, ed altri.
Però solo Yip Man con il suo impegno di tutta una vita, divento il Maestro più conosciuto del mondo, anche per la fama del suo allievo “Li Siu Long” conosciuto anche come Bruce Lee.

(Sandro Cea)